lunedì 28 aprile 2008

BAUDOLINO - Umberto Eco

Quello di Baudolino, protagonista di questa gustosissima opera di Umberto Eco, si potrebbe definire un “viaggio allucinante”. Così tante sono le avventure e le peripezie affrontate dal nostro eroe, che, proprio come colui cui il protagonista racconta le proprie imprese, viene da chiedersi se sia tutto vero. E non sarebbe poi un dramma così terribile dare del mentitore a un simile cantastorie, se non fosse che gran parte delle sue vicende hanno un posto di riguardo nei grandi eventi che hanno caratterizzato l'epoca medievale ai tempi di Federico Barbarossa. Sì perché la storia di Baudolino si intreccia più volte con la Storia, quella che si impara a scuola, tanto che lui stesso, più o meno consapevolmente, finisce, se non proprio col tracciarne i solchi, se non altro a decidere la profondità e l'ampiezza di quei solchi. E` logico che poi nasca il dubbio in chi legge: chi ha scritto la Storia? Si tratta veramente di un grande fiume inarrestabile la cui corrente è talmente impetuosa che non può che essere riportata così com'è da chi la descrive? O invece è possibile che nel tempo, coloro che hanno avuto l'incarico di raccontare le gesta dei potenti, abbiano dato un resoconto più o meno influenzato dalla convenienza del momento?
Forse Eco vuole tentare di promuovere il revisionismo o forse più semplicemente vuole puntare il dito sull'unilateralità delle cronache storiche, che ne minano l'obiettività, non consentendo così a chi legge di apprendere la verità vera su ciò che è accaduto. Potremmo altrimenti scoprire che grandi personaggi non hanno poi compiuto gesta altrettanto grandi e che piccoli atti di eroismo sono stati in realtà molto più decisivi di quanto si voglia far credere.
E` il punto di vista che Eco vuole mettere in discussione, fornendone uno senza la pretesa di essere più o meno valido di un altro ma senza dubbio diverso e che quindi invita alla riflessione pur lasciando al lettore il piacere di una storia divertente e per certi versi sorprendente.


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FUGA DAI PIOMBI - Giacomo Casanova

Quello di Giacomo Casanova è il libro che non ti aspetti. Si tratta del resoconto dei giorni di prigionia passati dallo stesso scrittore nelle carceri veneziane, cosiddette “Piombi”, ai tempi in cui Venezia era potente. Potrebbe apparire una storia noiosa eppure l'autore possiede un'innata capacità di narrare, in grado di tenerti inchiodato fino all'ultima pagina, condividendo con lui ogni singolo giorno di sofferenza, dentro una cella così simile all'inferno da farti mancare il fiato. E la tensione sale quando il nostro eroe tenta, come rivela lo stesso titolo, la fuga da quello che era considerato un carcere di massima sicurezza per l'epoca.
Questo libro, oltre a regalare ore di intense emozioni, offre al lettore uno spaccato di quegli anni, con un'accuratezza di certi dettagli relativi alla vita quotidiana veramente sorprendenti. Si viene così a scoprire come la calunnia fosse un'arma davvero pericolosa, come si potesse giungere a un duello all'ultimo sangue e quale fosse tutto il complicato cerimoniale da seguire secondo le rigide regole cavalleresche. Inoltre il Casanova era un vero uomo di mondo, pieno di risorse e di amici (e nemici) potenti, circostanze che certo non rendevano la sua una vita monotona.
“Fuga dai Piombi” è un'autobiografia, tra l'altro solo parziale, perché Casanova ha scritto altre opere dello stesso tipo, interessante e divertente, perché tale era lui stesso, un personaggio straordinario.


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domenica 27 aprile 2008

IL BUIO OLTRE LA SIEPE - Harper Lee

Quando pensiamo all'America saltano subito alla mente immagini da cartolina: i palazzi di Manhattan, le luci di Las Vegas, le spiagge della California. Ma l'America possiede anche un altro volto, meno appariscente e molto ma molto più provinciale. Un volto fatto di campi sterminati, di strade che percorrono il nulla e di cittadine immerse nel silenzio della campagna. Sono luoghi questi, dove la gente non fa tardi, se non durante le feste comandate, dove le porte di casa vengono lasciate aperte e tutti si conoscono. Luoghi tranquilli ma nei quali gli echi della grande città giungono lontani e riescono con difficoltà a stimolare le coscienze. Ecco che allora certe conquiste sociali che si danno per scontate, qui non lo sono affatto, se non sulla carta. Certe consuetudini, che arrivano da lontano, che non sono mai state messe in discussione e che permettono, a chi si tramanda il possesso di una proprietà da una generazione all'altra, di mantenere un certo potere sul loro piccolo angolo di mondo.
In questo libro, Harper Lee dipinge un paesaggio che non sembra risentire del passare del tempo, e lo fa attraverso gli occhi di una bambina alla quale un padre più colto della media dei suoi concittadini regala la possibilità di costruirsi un punto di vista più obiettivo, libero dai mille preconcetti del profondo sud in cui vivono. Ciò che ne emerge è il ritratto di gente gentile ma ignorante, nel senso letterale del termine, gente senza storia, che celebra i propri antenati attraverso il ricordo di un capitano dell'esercito o di un predicatore o di un maniscalco che per primi costruirono le loro case in quello che un giorno sarebbe diventato il centro della cittadina di Maycomb.
In definitiva, Il Buio Oltre La Siepe narra la storia di un popolo di immigrati, dove chi è arrivato prima, ha potuto costruire la propria fortuna e dove chi ci è arrivato tardi o vi è stato trascinato a forza, come i neri, non ha potuto fare altro che riunirsi in una comunità e tentare di sopravvivere. Cosa non facile quando chi comanda segue una legge che dovrebbe essere uguale per tutti ma che lo è solo quando la propria pelle è bianca.
Harper Lee è molto critica nei confronti dei suoi compatrioti e non li condanna perché si schierano, piuttosto li condanna perché non si schierano affatto, permettendo così che le ingiustizie continuino ad affliggere chi non ha la possibilità di difendersi.


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venerdì 25 aprile 2008

IL CLIENTE - John Grisham

Le istituzioni esistono per dare alla società delle regole e per farle rispettare. Fra esse ci sono le Forze dell'Ordine e la Magistratura che devono costituire un riferimento per il cittadino, in tutte quelle situazioni in cui un diritto previsto dalla Costituzione gli viene negato. Questo presuppone che fra il cittadino e l'istituzione esista la possibilità di parlarsi, di capirsi, requisito necessario per giungere alla reciproca fiducia.
Nel momento in cui il cittadino ha bisogno dell'istituzione, questo meccanismo spesso stenta a mettersi in moto. Nella sua spasmodica ricerca dell'obiettività, l'istituzione diventa prigioniera delle sue stesse regole e non riesce più a distinguere colui cui viene negato un diritto da colui che lo nega agli altri infrangendo la legge. L'istituzione diventa un gigante cieco e sordo, possente sì ma incapace di scendere a terra e rivolgersi a chi ha bisogno di essa. Ecco allora che il cittadino sprofonda in una solitudine che, quando si trova in una situazione in cui è a rischio la sua stessa vita, può spingerlo nel baratro della disperazione.
In questo libro il cittadino che ha bisogno della Legge è un bambino, il “cliente” appunto di un coraggioso avvocato che, vuoi per istinto, vuoi perché conosce molto bene i difetti di quel gigante di cui ella stessa è un ingranaggio, prende le difese di Mark, il piccolo e combattivo protagonista del romanzo, tentando di proteggerlo da chi vuole fargli del male e da chi dovrebbe proteggerlo a sua volta ma non riesce a farlo perché troppo impegnato a difendere se stesso.
Grisham conosce bene la materia e sfrutta tutta la sua abilità per mettere a nudo i difetti del “sistema”, un sistema in difficoltà che fa sempre più fatica a distinguere i buoni dai cattivi.


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DUNE - Frank Herbert

Frank Herbert ha saputo creare un mondo credibile, dotato di una propria coerenza, con una storia, una geografia, una politica, con un livello di dettaglio eccezionale, grazie al quale le sue storie ambientate nell'affascinante mondo desertico di Arrakis acquistano uno spessore in grado di coinvolgere efficacemente il lettore.
Tuttavia non è questo che rende Dune un libro memorabile. Herbert ha la sagacia e l'impudenza di scrivere una nuova genesi. Qui non ci si limita a raccontare le gesta di un eroe leggendario, qui si narra la storia di un profeta, un uomo atteso da un intero popolo, un uomo in grado di cambiare il destino di un mondo. Come un novello Zarathustra, Paul Atreides prende coscienza del proprio ruolo e si erge a guida spirituale, alla ricerca di una libertà perduta, di una purezza d'animo dimenticata fra le mille pieghe di una società decadente, una società incapace di reggersi sulle proprie gambe. Una società così disperata da aver dimenticato il concetto di Paradiso e che si dimena in una infinita e logorante lotta per la supremazia che non può portare ad alcuna conclusione. E` proprio questa invece la promessa del nuovo Messia, quella del cambiamento, della nuova via verso un'esistenza migliore, in definitiva di un obiettivo, in grado di regalare un senso a un'esistenza troppo arida e povera per poter essere accettata.

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IL CONTE DI MONTECRISTO - Alexandre Dumas

Immaginate di imbarcarvi su uno yacht e di partire per un lungo viaggio. Non sapete dove andrete né quando tornerete, di certo sarà un viaggio lungo, coinvolgente, anche istruttivo ma vi porterà dall'altra parte della terra e poi di nuovo a casa.
Questo è Il Conte di Montecristo, un viaggio di andata e ritorno, durante il quale ci si dovrà perdere, per ritrovarsi profondamente cambiati. Ma non si tratta di una partenza facile. In pochi sarebbero disposti a lasciare una vita semplice e tranquilla, con un futuro promettente, ricco di soddisfazioni che renderanno la propria esistenza degna di essere vissuta. Eppure, quando delle forze a noi estranee e fuori dal nostro controllo si mettono in moto e puntano senza incertezze in una direzione che le porterà ad attraversare il nostro cammino, non potremo fare altro che affrontarle e tentare di superarle. Se non ci riusciremo, verremo sconfitti e, se il destino sarà sufficientemente crudele, cadremo così in basso che non potremo mai più rialzarci.
A meno che... A meno che non sia proprio nel momento più disperato, quello in cui un uomo abbia la possibilità di scoprire riserve di energia di cui lui stesso non era a conoscenza, energie che gli permetteranno di risollevarsi e di osservare con occhi diversi, più consci, più maturi, chi era prima di conoscere il suo dramma e cosa aveva dovuto affrontare.
Il Conte di Montecristo racconta il dramma di un uomo e la sua trasformazione grazie ad esso. Tanta avventura è contenuta in questo libro di Alexandre Dumas, in una trama per certi versi bizzarra, che non ha nulla a che fare con quelle lineari, studiate a tavolino come si fa nei nostri giorni, una trama colma di salti e rimandi, spiazzante a volte ma proprio per questo energica e avvincente.
Una trasformazione dunque, non certo semplice ma anzi radicale, dolorosa ma necessaria, l'unica strada per sopravvivere al proprio destino e vincerlo.


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NOTRE DAME DE PARIS - Victor Hugo

La storia raccontata in questo libro da Victor Hugo è spietata, crudele e annienta il lettore con la propria brutalità. Tutto lo sdegno che l'autore nutre nei confronti dei propri simili viene riversato in queste pagine con una tale furia da lasciare avviliti. Terminata l'ultima pagina non possiamo che sentirci come il bambino che, preda della propria incontrollabile curiosità, afferra la farfalla per ammirarla più da vicino, senza capire che così facendo ne spezzerà le ali, impedendole per sempre di volare.
Notre-Dame de Paris rappresenta con efficacia la bellezza del mondo nelle sue diverse forme, anche quella umana, non solo del fisico ma anche del pensiero. E ciò che dona questa bellezza è l'amore, inteso come sentimento, unica ancora di salvezza alla quale aggrapparsi per raggiungere la redenzione. Chi non riesce o non vuole essere impregnato di amore, finisce col diventare arido, con l'apprezzare solo gli effimeri piaceri che possono dare un sollievo momentaneo al nostro vivere quotidiano ma che non offrono nulla alla nostra anima. Ed ecco che, privi di questo sentimento, di fronte alla farfalla, non riusciamo a coglierne la grazia e ci rendiamo grotteschi, poiché è una bellezza così evidente che non possiamo esserne indifferenti ma non la capiamo e, frustrati, l'acchiappiamo, per portarla vicino ai nostri occhi, osservarla con attenzione, come se, così facendo, potessimo finalmente penetrarne il segreto. Ma tutto ciò che saremo riusciti a fare, sarà distruggerla, senza nemmeno far fatica, perché l'amore non dà difese, l'amore rende fiduciosi e spinge ad abbandonarsi fra le braccia di qualcuno che crediamo abbia capito il nostro stesso sentimento e invece ne è privo. Quando questo verrà capito sarà troppo tardi, la farfalla sarà morta e la sua bellezza con essa.
Come dicevo, questo libro è spietato, lascia le guance brucianti laddove sono state schiaffeggiate e non offre una carezza per alleviare il dolore.


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mercoledì 23 aprile 2008

PRIMO COMANDO - Patrick O'Brian

La serie di romanzi di O'Brian dedicata al suo capitano di corvetta Jack Aubrey era già famosa prima che venisse celebrata nelle sale cinematografiche con il film Master and Commander.
In Primo Comando è narrato il modo in cui essa iniziò. Vengono presentati i personaggi, l'epoca, l'ambiente in cui si svolgono le avventure del nostro capitano e del suo fedele compagno dottor Maturin.
Coloro che apprezzano le storie di velieri, di corsari e di battaglie navali hanno di che placare il loro appetito. O'Brian dimostra di saper trattare la materia con competenza, anche da un punto di vista prettamente marinaro, tanto che non è facile, per chi non sia esperto, districarsi fra i mille termini di un vocabolario così ricco e specialistico. Grazie alla sua profonda conoscenza dell'argomento, O'Brian riesce a descrivere con estrema precisione l'ambiente nel quale le sue storie prendono vita, un mare ricco di avventure, in cui uomini coraggiosi come Jack Aubrey trovano ciò che non riescono altrimenti a trovare a terra: la gloria contro il nemico, la sfida nel domare gli elementi, la gratificazione che si prova nel saper condurre un apparentemente variegato e disordinato equipaggio come un'efficiente macchina da guerra.
Avventura quindi, allo stato puro, in balia di un destino mai certo, al quale gli uomini, molto romanticamente, si abbandonano, consci della propria volatilità al cospetto dell'immenso mare ma altrettanto convinti, proprio per questo motivo, di trarne la forza per compiere imprese eroiche e leggendarie.


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Leggi la nostra recensione del film di Peter Weir Master and Commander, che prende spunto da uno dei romanzi di questa serie

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LA LEGGENDA DEI DRENAI - David Gemmell

Ci sono storie che piacciono ma che vengono presto dimenticate. Altre invece restano, ci si scopre a ripensarci sorridendo e si finisce, prima o poi, col rileggerle, con lo stesso entusiasmo della prima volta.
La leggenda dei Drenai è una di quelle storie. Perché ha tutti gli ingredienti per essere considerato un classico della letteratura fantasy. Epico, romantico, violento. La trama è di quelle che ti tengono inchiodato fino all'ultima pagina, in un crescendo di tensione ed emozioni che si risolvono inevitabilmente nelle ultime battute. E non potrebbe essere altrimenti, quando ci si trova alle prese con una delle più grandi invasioni che il regno Drenai si sia mai trovato a fronteggiare, con il possente khan Ulric deciso a condurre il suo sterminato esercito composto dai mille clan Nadir riuniti sotto il suo carismatico governo, verso l'ultimo baluardo rimasto a difendere il decadente impero: l'immensa fortezza di Dros Delnoch.
Sulle sue mura, con l'intento di guidare una disperata resistenza, un gruppo di eroi segnerà la propria epoca e le loro gesta verrano cantate nei tempi a venire in una storia che verrà da tutti ricordata semplicemente come La Leggenda.
Poco importa se lo scrittore si lascia andare a qualche “forzatura” di troppo (che ovviamente non intendo rivelare ma che ciascuno avrà modo di notare), la storia è così avvincente, i personaggi così accattivanti che si è disposti a perdonare qualche peccatuccio, pur di lasciarsi coinvolgere e di farsi trasportare sulle mura di Dros Delnoch a difendere i Drenai contro l'assalto Nadir, spalla a spalla con il personaggio forse più riuscito di Gemmell, quel Druss “Morte che Cammina”, le cui imprese non potranno che appassionarci ancora una volta.


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LA DONNA DELLA DOMENICA - Fruttero e Lucentini

Per capire fino in fondo un libro di Fruttero e Lucentini, e in particolar modo La donna della Domenica, bisognerebbe avere l'occasione di passare un po' di tempo a passeggio per le vie di Torino, attraversando piazza San Carlo, percorrendo via Barbaroux e raggiungendo il mercato di Porta Palazzo lanciando uno sguardo alla piazza del municipio. E non per un semplice desiderio di capire la toponomastica che nelle loro storie viene inevitabilmente citata bensì soprattutto per capire fino in fondo il carattere di una città e della gente che vi abita che in questo romanzo in particolare viene così bene illustrata.
La definizione di “giallo” non può che star stretta a un'opera che fa del delitto e della descrizione delle indagini un semplice comprimario, rispetto ai protagonisti veri e propri, cioè i Torinesi, quelli che a Torino ci sono nati e quelli che ci sono arrivati spinti dal desiderio di una vita migliore. Fra questi il nostro infallibile commissario, il quale, diversamente dalla maggior parte degli altri immigrati, è affascinato da Torino, cerca di capirla, di scostare quel velo leggero nel quale essa si avvolge. Il problema è riuscirci ma non perché si tenti di impedirlo, Torino è una città chiusa solo in apparenza. Si tratta di scoprire il modo per scostare il velo, dopodiché non servirà nessun particolare sforzo. Il difficile è trovare la chiave di volta e il nostro commissario ha tutte le carte in regola per riuscirci: niente azione, niente forza bruta, ragionamento e perspicacia saranno gli strumenti coi quali saprà farsi largo fra i misteri e gli intrighi di una società proiettata al futuro ma che resta ancora e sempre legata ai suoi lenti ritmi provinciali


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LA SAGA DI HARRY POTTER - J.K.Rowling

La saga potteriana è composta da sette volumi ma, a mio modesto parere, parlare di ogni singolo libro sarebbe come parlare di ogni singolo capitolo di un libro solo. La storia infatti si dipana con una certa coerenza lungo tutti i romanzi e non si renderebbe giustizia al tessuto della trama, se la si leggesse solo a pezzi.
Quella di Harry Potter è la storia della crescita di un ragazzo sfortunato, a cui hanno assassinato i genitori e che si ritrova a gestire una vita complicata, fra parenti antipatici che gli fanno da tutori e misteriosi poteri magici che non è in grado di capire e controllare. Solo quando finalmente verrà accettato nel mondo della sua gente, fatto di maghi veri e propri, troverà la sua dimensione e la via per una crescita non solo fisica ma anche spirituale e intellettuale. Frequenterà una delle più famose scuole di magia, conoscerà quelli che diventeranno i suoi migliori amici ma anche coloro che saranno i suoi più acerrimi nemici.
La cosa che stupisce è il fatto che il lettore cresca insieme a Harry Potter ad ogni lettura. Ogni libro scritto dalla Rowling corrisponde ad un diverso anno scolastico e anche a una diversa sfida, che più o meno tutti i ragazzi di quell'età si trovano ad affrontare. Quindi la sorpresa, quel “sense of wonder” che così tanto permea il primo dei romanzi e che forse l'ha reso così popolare in tutto il mondo, tende piano piano a svanire, lasciando il posto a temi più concreti, più impegnativi e, a volte, pure disturbanti. Tutta quella magia, quella continua scoperta, quelle, a volte geniali, trovate che rendono il mondo di Harry Potter così divertente e, per certi versi, desiderabile, viene nel tempo assimilata, entrando a far parte della “vita quotidiana” del lettore. Chiunque, dopo un po', sa benissimo cosa sia un incanto patronus, conosce a memoria le regole del Quidditch ed è al corrente del terribile significato delle parole Avada Kedavra. E, armato di un simile corredo, il lettore non può far altro che affiancarsi al suo beniamino e accompagnarlo nelle sue avventure, così come nel suo percorso di crescita, trovandosi, insieme a lui, a scontrarsi con tutti quei piccoli grandi problemi con cui si ha inevitabilmente a che fare nel delicato passaggio dall'infanzia all'adolescenza. Il tutto immerso in un mondo fantastico, con i suoi buoni e i suoi cattivi ma in cui ciascuno saprà muoversi con sicurezza, grazie agli insegnamenti dei professori di magia della scuola di Hogwarts.


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martedì 22 aprile 2008

IL SIGNORE DEGLI ANELLI - J.R.R. Tolkien

Tolkien si potrebbe considerare il “Dante” della letteratura fantasy. Chiunque ami il genere prima o poi ha avuto o avrà a che fare con questo tomo di più di mille pagine. E, proprio come la storia che vi viene descritta, per il lettore si tratta di un'Impresa. Chi si avvicina a questa opera deve sapere che non sta per leggere una storia qualsiasi ma che sta per incamminarsi in un lungo viaggio, che lo impegnerà a lungo e assorbirà molte delle sue energie. Questo libro non può essere assimilato con un passo “da maratoneta”, come certi lettori che divorano qualunque scritto in poche ore.
Il Signore degli Anelli è come un vino d'annata. Merita un'attenzione tutta particolare. Non sto dicendo che deve essere apprezzato ad ogni costo, ciascuno è libero di formulare i propri giudizi, sulla base dei propri gusti e delle proprie esperienze. L'importante è che lo si faccia dopo aver dedicato un po' di tempo ad apprezzare il peso del volume, la minuziosità dei dettagli a corredo (la famosa mappa e, per chi ne dispone, le illustrazioni dello stesso autore) e infine ad assaporare ogni pagina. Dopodiché decidete voi. In molti sono convinti che questo sia uno dei migliori romanzi del secolo scorso e io sono fra questi.
Inutile dilungarsi oltre su un'opera su cui si sono scritti fiumi di inchiostro e su cui si sono girati metri di pellicola. E' una storia fantasy con i temi più classici del genere: la Cerca, il Sacrificio, l'Epica, l'Amicizia e l'Amore. Ma ci sono altri temi che si possono estrapolare, meno diretti ma non meno sviluppati: la Questione Ecologica, il Senso di Perdita, la Caduta e altri ancora.
Un'opera complessa, insomma, che sa appassionare e far riflettere, come ogni fiaba che si rispetti. E quando avrete letto l'ultima pagina, anche voi vi sentirete stanchi ma soddisfatti, proprio come Frodo e Sam, Aragorn, Gandalf e tutti gli altri memorabili personaggi, anche voi avrete portato a termine la vostra Grande Impresa.


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