domenica 27 aprile 2008

IL BUIO OLTRE LA SIEPE - Harper Lee

Quando pensiamo all'America saltano subito alla mente immagini da cartolina: i palazzi di Manhattan, le luci di Las Vegas, le spiagge della California. Ma l'America possiede anche un altro volto, meno appariscente e molto ma molto più provinciale. Un volto fatto di campi sterminati, di strade che percorrono il nulla e di cittadine immerse nel silenzio della campagna. Sono luoghi questi, dove la gente non fa tardi, se non durante le feste comandate, dove le porte di casa vengono lasciate aperte e tutti si conoscono. Luoghi tranquilli ma nei quali gli echi della grande città giungono lontani e riescono con difficoltà a stimolare le coscienze. Ecco che allora certe conquiste sociali che si danno per scontate, qui non lo sono affatto, se non sulla carta. Certe consuetudini, che arrivano da lontano, che non sono mai state messe in discussione e che permettono, a chi si tramanda il possesso di una proprietà da una generazione all'altra, di mantenere un certo potere sul loro piccolo angolo di mondo.
In questo libro, Harper Lee dipinge un paesaggio che non sembra risentire del passare del tempo, e lo fa attraverso gli occhi di una bambina alla quale un padre più colto della media dei suoi concittadini regala la possibilità di costruirsi un punto di vista più obiettivo, libero dai mille preconcetti del profondo sud in cui vivono. Ciò che ne emerge è il ritratto di gente gentile ma ignorante, nel senso letterale del termine, gente senza storia, che celebra i propri antenati attraverso il ricordo di un capitano dell'esercito o di un predicatore o di un maniscalco che per primi costruirono le loro case in quello che un giorno sarebbe diventato il centro della cittadina di Maycomb.
In definitiva, Il Buio Oltre La Siepe narra la storia di un popolo di immigrati, dove chi è arrivato prima, ha potuto costruire la propria fortuna e dove chi ci è arrivato tardi o vi è stato trascinato a forza, come i neri, non ha potuto fare altro che riunirsi in una comunità e tentare di sopravvivere. Cosa non facile quando chi comanda segue una legge che dovrebbe essere uguale per tutti ma che lo è solo quando la propria pelle è bianca.
Harper Lee è molto critica nei confronti dei suoi compatrioti e non li condanna perché si schierano, piuttosto li condanna perché non si schierano affatto, permettendo così che le ingiustizie continuino ad affliggere chi non ha la possibilità di difendersi.


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