domenica 8 giugno 2008

RACCONTI - Edgar Allan Poe

L'esperienza della lettura è tanto più bella quanto più la si vive con trasporto. Un racconto ben scritto è in grado di comunicare emozioni con la stessa intensità di un brano musicale o di una pellicola cinematografica, pur senza l'ausilio dei sensi.
Ma qui ci vuole cautela. Quando ci accingiamo a leggere un racconto di Poe, quello che abbiamo fra le mani non è più una pagina di un libro ma una finestra sul mondo degli incubi. Non ce ne accorgiamo ma se potessimo vederci da fuori mentre siamo assorti nella lettura, ci scopriremmo con la fronte aggrottata, i nervi tesi, turbati, come se un mostro nero fosse pronto a balzar fuori e ad aggredirci. Ce ne rendiamo conto solo alla fine, quando chiudiamo il libro e allora sorridiamo di noi stessi, sorpresi. Ci sarà la solita pantomima, dove giuriamo e spergiuriamo che Poe non ci ha affatto terrorizzati, che i suoi racconti sono vecchi, roba da bambini e non fa più paura a nessuno. Poi, quando meno te lo aspetti, ecco un ricordo che salta fuori, uno spettro che ti aspetta dietro l'angolo, una bestia che balza dal muro, un tentacolo che striscia su per le gambe. E i brividi scorrono su e giù per la schiena. Allora Poe avrà colpito di nuovo.
La forza del grande maestro del terrore non sta nel modo in cui solletica i sensi. Non si parla di sangue, di morti ammazzati o altre atrocità del genere. Il suo terreno di sfida sono gli incubi, la parte insondabile della nostra mente che meno siamo in grado di controllare, quella più vulnerabile, quella che cerchiamo in tutti i modi di tenere al riparo perché sappiamo che, se viene sollecitata, non può far altro che subire, accusare il colpo.
Poe sa sempre dove e come affondare il suo stiletto e vince, senza possibilità di appello. A noi non resta che restare sul terreno, a tamponare la ferita, a cercare di capire dove abbiamo sbagliato e tentare, se possibile, di migliorare le difese per affrontare il prossimo attacco.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Io avevo letto solo in Gatto Nero ( e forse era addirittura una riduzione... non sono sicura) ed è incredibile il modo in cui scrive e l'angoscia che riesce a trasmetterti