domenica 15 febbraio 2009

CASA DI BAMBOLA - Henrik Ibsen

Non uno dei personaggi di questa opera teatrale suscita una qualche minima forma di simpatia. Ibsen sembra istigare all'odio verso uomini e donne il cui comportamento arido li rende distanti dallo spettatore. Non basta nemmeno il fugace momento in cui Nora passa con i propri figli, per i quali, oltre a questo, non si può che provar profonda pena, avendo a che fare con gente tanto legata agli aspetti materiali della vita e incapaci quindi di prendersi cura di loro con l'affetto di cui avrebbero bisogno.
E non basta nemmeno il gesto drammatico di Nora nel finale a redimerla ai nostri occhi, anzi non possiamo che essere soddisfatti della punizione che ella giustamente si autoinfligge per la propria insulsaggine, andando a cercare nel "mondo esterno" il senso perduto della vita.
In Casa di bambola Ibsen dipinge un affresco a tinte fosche, grigio e freddo, fatto di amori disperati, di aridi calcoli coniugali, di insensibilità verso l'altrui sofferenza. Nessuno si salva. Ed è inesorabile la condanna del cinico mondo borghese, intrappolato nei propri valori basati sul benessere e l'avidità e incapace di ritrovare il gusto dei sentimenti più semplici e istintivi.

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