domenica 14 aprile 2013

NEMESI - Philip Roth

Tra i vaccini obbligatori in Italia, c'è quello contro la poliomelite. Non mi ero mai interessata troppo su che tipo di malattia fosse e cosa comportasse fino a quando non mi sono imbattuta in Nemesi di Roth. Fino agli anni '50 epidemie di questa malattia colpiva i bambini di tutto il mondo portandoli in pochissime ora alla paralisi e nei casi più gravi la morte. Roth ambienta il suo trentesimo ed ultimo romanzo nel corso dell'epidemia che nell'estate 1944 ha colpito la costa orientale degli Stati Uniti. Le vicende narrate avvengono all'interno della comunità ebraica di Newark e hanno come protagonista il giovane Bucky Cantor. Bucky presenta tutte le caratteristiche di quello destinato a grandi cose. Orfano, educato in maniera dura, ma sana, dal proprio nonno a dare il sempre il meglio di se, molto amato e ben voluto dai suoi giovani studenti. Bucky però si macera nel senso di colpa, a causa della sua forte miopia non si è potuto arruolare, mentre tutti i suoi amici sono in Europa o stanno combattendo contro il Giappone. Il senso di colpa è il compagno di vita costante di Bucky e diventerà per lui insopportabile nel momento in cui i giovani ragazzi del campo estivo in cui lavora cominceranno ad ammalarsi. Bucky a torto o a ragione si ne sentirà colpevole, al punto che, pur ammalandosi lui stesso, rinuncerà a tutto ciò che di bello la vita avrebbe potuto dargli in quanto non meritevole di essere felice.
I temi che Roth tocca sono temi universali: l'indignazione verso Dio di fronte alle tragedie, il senso del dovere che si trasforma in senso di colpa, lo scontro con il destino, Quanto dipende da noi e quanto è già disegnato o deciso da qualche parte. Di fronte a queste domande le reazioni possono essere diverse: una scrollata di spalle, l'impegno a dare sempre il meglio di sè stessi, affrontare ciò che la vita ci pone davanti cercando di viverla e di non subirla, o l'arresa totale di fronte alle tragedie. E questa è la strada che il protagonista di Nemesi sceglie caricandosi sulle proprie spalle colpe non dovute e rinunciando per questo a vivere.

La scrittura di Roth, asciutta e diretta, colpisce forte. E' difficile dire se un suo libro è bello o brutto. I suoi romanzi, e Nemesi non fa eccezione, fanno pensare. Non sempre può essere piacevole, sicuramente è sempre utile.

Ulteriori informazioni su Philip Roth
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