domenica 19 maggio 2013

IL SENSO DELL'ELEFANTE - Marco Missiroli

Sono un pò in difficoltà nello scrivere la recensione de Il Senso dell'elefante di Marco Missiroli. Non perché il libro sia scritto male o sia noioso, anzi. Lo stile è piacevole e la narrazione è ben costruita con colpi di scena che spingono a non abbandonare la lettura. Il problema è che c'è troppa carne al fuoco, troppi argomenti importanti, che proprio per questo motivo non vengono approfonditi, se non superficialmente. Protagonista e voce narrante è Pietro che, abbandonata la veste talare, si trasferisce a Milano dove andrà a lavorare come portinaio in un palazzo alla ricerca di suo figlio ormai quarantenne che non ha mai conosciuto. E già solo con la storia di Pietro ci sarebbero spunti di riflessione più che sufficienti: il senso di paternità, il rapporto con Dio e la religione, ma all'autore questo non bastava. Il figlio di Pietro, Luca, è un medico che si prende cura dei suoi pazienti, curandoli e aiutandoli a morire quando non c'è più nulla da fare. E la morte, ma soprattutto l'idea della morte come soluzione e rifugio, è un altro dei temi forti affrontati. Intorno a loro ruotano poi tutti gli altri abitanti del palazzo, ognuno con le proprie vite e i propri problemi, in un intreccio di relazioni e rapporti. Molti di questi personaggi minori avrebbero meritato un romanzo a parte, e invece rimangono solo accennati, lasciando una certa idea di incompletezza. Ed è proprio qui la mia difficoltà, alla fine del libro mi è rimasta come la sensazione che ci fosse ancora molto da dire, che avrei voluto sapere di più sulla vita dei personaggi e sulle motivazioni che li hanno spinti a fare certe scelte. Insomma forse l'autore ha voluto un pò strafare.

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