domenica 4 agosto 2013

LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE - Jeremy Rifkin

Jeremy Rifkin sostiene che l'umanità ha bisogno di una narrazione per pianificare il proprio futuro. La Terza Rivoluzione Industriale che ci racconta però è qualcosa che sta già accadendo, il suo intento è fare ordine fra tutti gli eventi che la stanno rendendo reale, verificare cosa è già stato fatto, cosa manca e perché. L'era del petrolio è finita, non è una dichiarazione ad effetto ma un dato di fatto che si basa su valutazioni scientifiche, stiamo letteralmente raschiando il fondo del barile ed è ormai necessario passare oltre, sostituire l'attuale dipendenza dai combustibili fossili con nuove tecnologie di produzione di energia eco-sostenibili.
L'energia è la chiave della nostra esistenza, se in passato è stata lo strumento per migliorare il nostro tenore di vita oggi può determinare la sopravvivenza stessa della specie umana. E' innegabile infatti che, se da una parte i combustibili fossili hanno permesso l'evoluzione di tecnologie di produzione avanzate dalle quali è scaturita una società più libera e ricca, è anche vero che il loro massiccio utilizzo ha modificato negativamente l'ambiente, mettendo in crisi la nostra biosfera. Serve quindi un nuovo modello di sviluppo che permetta di mantenere livelli di benessere non solo in termini di ricchezza procapite ma anche di salute ambientale. La Terza Rivoluzione Industriale e i cinque pilastri sui quali si basa e che Rifkin descrive dettagliatamente non solo sarà in grado di risolvere questo grande problema ma farà da volano a un'economia nuova, che cambierà radicalmente il nostro stile di vita e la società così come oggi la conosciamo. Cambieranno le metodologie di lavoro, si passerà da un'impostazione gerarchica a una "laterale", dove la collaborazione avrà più valore dell'impresa del singolo perché il benessere non verrà più ottenuto dal successo di iniziative private e singole bensì dalla condivisione delle stesse.
Rifkin insiste sul parallelismo fra la rete delle reti e la metodologia collaborativa, tutti dispongono di un accesso diretto alle risorse, senza intermediazioni, promuovendo il rapporto fra produttore e consumatore e incoraggiando chi consuma a produrre a sua volta. Le grandi strutture gerarchiche perderanno consistenza, divenendo obsolete, pachidermi non più in grado di dare le risposte necessarie al salto generazionale che attende il genere umano.
La visione alta ma al tempo stesso molto pratica di Rifkin offre un punto di vista chiaro sull'attuale situazione geopolitica, confortato da prove oggettive e dati evidenti che spiegano l'andamento dell'economia a livello mondiale nell'ultimo secolo. I progetti illustrati da Rifkin, peraltro già adottati o in fase di esame da parte dell'Unione Europea e degli Stati Uniti, alcuni anche in Italia, si basano su proposte concrete, facendo uso di tecnologie già disponibili. Niente di futuristico o campato per aria, la Terza Rivoluzione Industriale è tecnicamente realizzabile già oggi e verrà avviata nel momento in cui le amministrazioni pubbliche riusciranno a sganciarsi definitivamente dalle lobby, attualmente ancora potenti, della vecchia guardia, forte della ricchezza accumulata durante tutto l'arco della seconda rivoluzione industriale, quella dei combustibili fossili, nel precedente secolo.
Colpisce come idee che fino a vent'anni fa potevano apparire utopistiche o addirittura ridicole, direi di stampo "asimoviano", oggi non solo sono attuali e interessanti ma addirittura diventano necessarie. Anche l'opinione pubblica ormai percepisce il senso di urgenza col quale affrontare il tema ambientale, non più esclusivo argomento di idealisti e amanti della natura ma materia pratica di economisti e capi di stato, alle prese con problemi sociali, di occupazione, di sicurezza e salute che in questi ultimi anni sono diventati sempre più pressanti, provocati non solo dalle semplici speculazioni di borsa ma dalla fine di un'era.
Come lo stesso Rifkin prevede, ci saranno senza dubbio gli scettici, troppo legati a un'impostazione che ormai dura da generazioni, incapaci di vedere oltre il proprio orticello e comunque non pronti ad accettare un cambiamento epocale in tempi rapidi. Il cambiamento avverrà, non per scelta ma, come si diceva, per impellente necessità. Riguardo i tempi di realizzazione non saranno brevi ma non potranno andare oltre qualche decennio, le previsioni guardano alla prima metà di questo secolo. Se può sembrare un periodo troppo breve basti pensare a come alcune conquiste tecniche e sociali che oggi diamo per scontate, fossero materia di ricerca fino a meno di vent'anni fa, ad esempio Internet. Lo stesso strumento col quale sto scrivendo questo testo, negli anni '90 non era ancora stato pensato e lo smartphone col quale lo state leggendo probabilmente non era nemmeno ancora in fase di progetto. E' una questione di inerzia, un motore che una volta avviato non può più fermarsi, che innesca una serie di eventi a catena, i quali porteranno a un cambio non solo nella vita quotidiana ma molto probabilmente dell'intera nostra civiltà.


Ulteriori informazioni su Jeremy Rifkin
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