mercoledì 4 settembre 2013

WAYLANDER - David Gemmell

Colui che sfida la morte per raggiungere un obiettivo, pur essendo cosciente che le probabilità a suo favore sono minime, è un eroe, un romantico. Waylander ne è un chiaro esempio. Eppure fermarsi a questa definizione sarebbe riduttivo. David Gemmell ci offre la rappresentazione di un personaggio più complesso, più travagliato e quindi più intrigante. Gemmell sostiene che ogni uomo porta dentro di sé i semi del bene e del male e a lui spetta decidere quali fare crescere.
Waylander è un malvagio. La storia ci spiega che non lo è sempre stato, lo è diventato, per motivi anche comprensibili ma non è questo che conta. I delitti che ha commesso nel corso della sua esistenza sono ormai innumerevoli e la fama sinistra del quale è circondato gli ha valso la reputazione di assassino infallibile e spietato. Non merita comprensione o simpatia, né lui la cerca. Tuttavia la sua coscienza è rosa dal rimorso, come un vaso che è andato riempiendosi per anni e che a un certo punto trabocca. Waylander non chiede perdono ma un'occasione per espiare le proprie colpe. Può una missione suicida, il cui successo regalerebbe la pace a un intero popolo, dargli la possibilità di ottenere la redenzione? Forse o forse no. Comunque vadano le cose, è in quel momento che il nostro diventa eroe. Non privo di macchie e con molta paura ma fiero, grazie al sacrificio compiuto a beneficio degli altri.
Donare la propria vita per salvare quella dei propri simili è un gesto nobile ed estremo ma se a compierlo è un assassino, resta ancora tale? Bisognerebbe chiederlo a coloro che ne beneficiano. Probabilmente vi risponderebbero che, chiunque egli sia stato, per loro è un eroe.


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