mercoledì 26 marzo 2014

IL SOGNO PIU' DOLCE - Doris Lessing

Sono punti di vista interessanti quelli offerti da Doris Lessing sulla società inglese degli anni '60 e non solo. Una casa che svolge soprattutto la funzione di rifugio, il punto di incontro di persone vicine per certi aspetti, distanti per altri: legami parentali, affinità sentimentali, idee politiche, estrazione sociale.
Con uno stile a volte tagliente, a volte stucchevole, Doris Lessing propone una versione dei fatti che pone l'accento sull'importanza dei gesti quotidiani, dei rapporti interpersonali, dell'empatia fra singoli e tende a disprezzare i movimenti di massa, le grandi ideologie, le quali non tengono conto dei sentimenti e dei bisogni dell'individuo ma tendono a uniformare, a generalizzare e in definitiva a ledere la libertà dell'uomo.
I personaggi del Sogno più Dolce hanno tutti, più o meno consapevolmente, un nemico comune, il passato. Non il proprio ma quello di una nazione, di un'epoca. E' una fuga ma la corsa non può cominciare perché manca un sentiero da seguire. C'è disorientamento, apatia, stordimento.
Frances sembra essere l'unica ad avere una strada da percorrere, non per vera consapevolezza ma per un istinto innato, quello della crocerossina. E con tanti infermi bisognosi di cure, il lavoro certo non le manca, difatti finisce col dare ricovero, in senso letterale, ai personaggi più disparati. L'ex marito, idealista e politicante, più affascinato dall'immagine di sé che da ciò in cui crede. La suocera, rimasta orfana di un tempo che non c'è più, bloccata in un'epoca cancellata dal senso comune. I figli di una famiglia allargata e con loro una pletora di ragazzi in cerca di una guida, che del passato non vogliono sapere nulla perché oscuro e corrotto, o almeno questo è quello che gli hanno raccontato.
Tutti loro annaspano per trovare una via che nessuno sembra essere più in grado di indicare e si arrangiano come possono. Chi si appoggia a pensieri filosofici, chi disprezza tutto e tutti per partito preso, così da trovare una giustificazione alla propria inadeguatezza, chi si rifugia in se stesso, isolandosi dal mondo, chi vede ogni cosa con ingenuo ottimismo mentendo spudoratamente a se stesso.
La lunga parentesi africana è il tentativo di alcuni di rimediare a quel tanto vituperato passato, un tentativo che travalica le forze di ciascuno di loro e che probabilmente non serve a nulla o addirittura rischia di far peggiorare le cose. Mettere le proprie esperienze per iscritto, seppure in forma di romanzo, è un altro modo di fare ordine in tanto marasma, una sorta di rimedio psichiatrico. Infine c'è chi si butta sul lavoro, la scappatoia forse più immediata e raggiungibile, non priva di soddisfazioni ma inadatta ad offrire una soluzione definitiva.
Il giusto percorso resta al di là dello sguardo, almeno fino a quando non saremo in grado di sgombrare il nostro campo visivo da pregiudizi, dottrine e pigrizia mentale e proveremo ad aguzzare la vista con la forza dell'entusiasmo e l'obiettività della ragione. Un augurio che Doris Lessing manda alle generazioni che verranno.

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Titolo originale: The sweetest dream

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